Vi presento la versione a filastrocca delle cinque lezioni nelle Tusculanae disputationes di Cicerone.

Filastrocca Tuscolana – seconda lezione

in ottonari a rima baciata

Proemio

CICERONE
L’ho già detto e lo ridico:
che io sia vascello ardito
portator per mar da Atene
di precetti casse piene
con i qual tirare avanti
come i savi più importanti.
Ducano anche noi romani
per dimenticar lontani
batticuor, concupiscenza
e rimorsi di coscienza.
Non pei libri e pei frufrù
son sapienza e virtù.

S.U., mensa scriptoria

Lezione due: il dolore

MAESTRO
Se il caffè fosse inventato,
il mio becco avrei bagnato.
Spero che da noi non sloggi
l’argomento nostro d’oggi
sia le forze mie che tue.
La lezion numero due
tratta infatti del dolore.

ALUNNO
Non c’è un singol mal maggiore!

MAESTRO
Come no? A me più importa
che non mi si faccia onta.

ALUNNO
Non ti seguo, ma procedi:
meditar offre rimedi.

MAESTRO
Su perché e come si duole
dei filosofi le scuole
professaron motti arguti
poi da molti ripetuti.
Per la Stoa, filosofia
tutti i mali scaccia via
cosicché vero sapiente
mai non sente proprio niente.
Epicuro, quel burlone,
nel taurin ventre d’ottone
volle dir che un vero saggio
di sapienza dà un assaggio
esclamando da un cantuccio:
„Senti qua che bel calduccio!“
Ora noi, che non siam tonti,
d’intelletto tali affronti
mettiam celeri da parte
per riflettere sull’arte
che al dolor mostra la fronte:
l’animo afforzare a monte!
Mettilo nella capoccia:
ancor più che far bisboccia
dee piacerti esser onesto,
anche se non ti è richiesto.
Per non esser uomo indegno,
serva sempre il tuo contegno.
Lode, onore e dignità
ogni mal fan sopportar.
Sia custode di virtute,
renda ampie tue vedute
al Teatro di Coscienza
d’avventore l’onniscienza.

ALUNNO
Dei precetti ti ringrazio:
or sopporterò ogni strazio
e mi accollo volentieri
anche quelli di cui ieri.

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Silvia Ulivi

Humanistin mit einem unstillbaren Faible für Sprachsysteme, Literatur und Unterricht

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