Vi presento la versione a filastrocca delle cinque lezioni nelle Tusculanae disputationes di Cicerone.

Filastrocca Tuscolana – quinta lezione

in ottonari a rima baciata

Proemio

CICERONE
Cosa sia vita beata
mostra quinta la giornata.
Lutti, esili e fati avversi
ci hanno perturbati e spersi
e badando ai sol dolori
obliammo i nostri errori.
Sorte anche se tormenta
sia virtù di sé contenta,
di cui irradi sempre via
duce la Filosofia.
Da bambina occhi curiosi
alzò agli astri maestosi;
Socrate poi la guidò
tra le case e le affidò
raziocinio dottorale
per distinguer bene e male.
La gran dama tripartita
è maestra ora di vita.
Se sei di sapienza vago
la natura osserva pago
ricercando con ragione
disertissimo in agone
con amico tuo sodale
la virtù e la morale.

S.U., mensa scriptoria

Lezione cinque: VITA BEATA

MAESTRO
Oggi come ogniqualvolta
proferisci tesi e ascolta.

ALUNNO
Precettore, senti orsù:
non puoi mai bastar virtù
per aver vita beata
se la mina sfiga ingrata.
Quanto la fortuna è ostile
– in un anno bisestile,
in un mese assai funesto,
in un giorno ognor molesto –,
perdi speme troppo ardita
di codesta dolce vita.

MAESTRO
Arriviam della questione
a importante conclusione:
mal non è ciò che ti accade
se tua mente non pervade
alcun moto o turbamento.
Che tu sia quieto e contento!

ALUNNO
Anche corporal castigo,
di malevolo un intrigo,
latrocini di denaro
o la morte di uno caro
soffri con asciutto ciglio?
Qui c’è gente che in esiglio
dal paterno suolo amato
ma da guerre ormai prostrato
cerca pace. Sol rovine
son le patrie cittadine
dove giaccion, cerei i volti,
figli morti e mai sepolti.
Mi vuoi dir che sono in fallo
se rimane angoscia in stallo?

MAESTRO
Segui me, non altri allocchi,
guarda bene coi tuoi occhi
tutte quelle che contiene
questo arazzo dubbie scene.
Cosa vedi?

ALUNNO
In mezzo a tanti,
ora a passi vacillanti
ora invece ferma e salda,
ora vaga ora spavalda
una donna nuda incede
su una sfera. Incerta sede
muove e sparge l’innocente
i suoi doni tra la gente.
Che sian d’oro o di letame
non può prendere in esame.
Lei non sbaglia né poi emenda:
copre i lumi un’alba benda.

MAESTRO
Ora osserva il triste coro
degli afflitti tra coloro
che fa scendere la ruota
della vita. Salgon quelli
che gioiscon tra gioielli
e fortune di ogni guisa.
Non giustifico né risa
né lamenti. Servi e re
son di Sorte alla mercé.
Libero da questo giogo
sia tu grazie al pedagogo
che ti mostra di sapienza
cura contro ogni appetenza.
Niente affligge la tua mente
quando brami poco o niente,
quando accetti ciò che accade
che sia un male o gran beltade.
Voglio che ti sia da guida
contra affanno e anche movida
la ragione perché forte
sia tu in barba ad ogni sorte!


Silvia Ulivi

Humanistin mit einem unstillbaren Faible für Sprachsysteme, Literatur und Unterricht

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